Nel prato compare una chiazza di cappelli marroni: non è solo un colpo d’occhio sgradevole, è un segnale che qualcosa nel terreno non funziona. Chi si occupa del verde lo sa: i funghi non sono sempre sintomo di degrado, ma la loro presenza può indicare eccesso di umidità, poca circolazione d’aria o accumulo di materia organica che favorisce i microrganismi. Nelle città e nelle periferie italiane, dove gli spazi verdi spesso convivono con suoli compattati e falciature irregolari, il fenomeno è comune. Qui spieghiamo cosa fare subito, quali rimedi naturali si possono tentare senza ricorrere subito ai fungicidi e quali interventi di gestione del prato riducono la probabilità che il problema si ripresenti.
Perché i funghi spuntano nel prato
I comparsa dei funghi è in gran parte legata a condizioni ambientali: umidità persistente, ombra prolungata e terreno compattato creano l’habitat ideale per i miceti. Non si tratta solo di «sporadiche spore»: quando il prato trattiene acqua o è coperto da uno strato di materiale organico in decomposizione, i funghi sfruttano quelle risorse e producono i caratteristici corpi fruttiferi. Chi vive in condominio o vicino a grandi alberi lo nota spesso, perché le foglie e l’ombra incrementano il problema.

Un dettaglio che molti sottovalutano è la stagionalità: in diverse aree d’Italia la combinazione di piogge e temperature miti favorisce i rigonfiamenti fungini nel corso dell’anno. Le tipologie di funghi variano — alcuni sono innocui, altri indicano patogeni più aggressivi — ma il primo passo resta sempre lo stesso: osservare il contesto del prato e rimuovere manualmente i corpi fruttiferi per limitare la diffusione delle spore.
Prima di intervenire con sostanze, è utile valutare l’origine dell’umidità: scarsa percolazione, irrigazione errata o ristagni d’acqua da pendenze non corrette. Anche il tipo di miscela del suolo conta: terreni ricchi di materia organica spesso trattengono più acqua, mentre suoli sabbiosi drenano più rapidamente. Capire la causa aiuta a evitare soluzioni temporanee che non risolvono il problema alla radice.
Rimedi naturali: come agire con sale e aceto (e le cautele da adottare)
Tra le soluzioni casalinghe più diffuse ci sono il sale e l’aceto. Il sale agisce per disidratazione: diluito in acqua e spruzzato sulla parte visibile del fungo può far seccare il corpo fruttifero. Tuttavia, il rischio è concreto: il sale tende a rimanere nel terreno e può compromettere la crescita dell’erba e delle piante limitrofe. Per questo motivo molti tecnici suggeriscono di testare su una piccola area prima di applicare su vaste superfici e di non usare concentrazioni elevate vicino a piante ornamentali.
L’aceto, grazie al suo contenuto acido, può ridurre la proliferazione dei corpi fruttiferi: una soluzione diluita (spesso indicata come 1:1 con acqua) spruzzata sulle zone colpite elimina parte dei funghi senza l’impiego di fungicidi chimici. Anche qui la regola vale: provare prima su una porzione ridotta di prato e attendere qualche giorno per verificare effetti collaterali. In entrambi i casi, la rimozione fisica dei gambi e dei cappelli con guanti e sacchi sigillabili riduce la dispersione delle spore.
Un aspetto pratico che molti trascurano riguarda la frequenza degli interventi: soluzioni saline o acide non sono cure definitive. Vanno combinate con pratiche di manutenzione — come la rimozione del feltro e il rastrello del materiale organico — per limitare il ritorno dei funghi. Inoltre, evitare irrigazioni serali e favorire il rapido asciugarsi dell’erba dopo la bagnatura riduce notevolmente le condizioni favorevoli ai miceti.
Manutenzione a lungo termine e funghi utili
La prevenzione è l’intervento più efficace. Fondamentale è l’aerazione del suolo: praticare fori o usare attrezzi specifici rompe la compattezza e migliora l’ossigenazione delle radici. Per incoraggiare radici profonde, molte guide consigliamo un’irrigazione mirata che porti l’acqua a circa 15 cm di profondità, così la vegetazione sviluppa un apparato radicale più resistente e il suolo trattiene meno umidità superficiale.
La scelta delle specie d’erba conta: in vivaio si possono trovare varietà più tolleranti all’umidità e meno predisposte alle malattie fungine; parlarne con un esperto del vivaio locale aiuta a trovare la miscela più adatta al clima e al tipo di suolo. La potatura regolare e la rimozione delle foglie creano un microclima meno favorevole ai funghi e migliorano la ventilazione del tappeto erboso.
Un approccio interessante è l’introduzione di funghi benefici: micorrize e prodotti a base di mycorrhizal possono stabilire relazioni simbiotiche con le radici, migliorando l’assorbimento di nutrienti e creando una barriera competitiva contro patogeni. Esistono sul mercato formulati specifici con spore che si integrano nel terreno; vanno però considerati come parte di una strategia complessiva, non come soluzione unica.
Un dettaglio che in molti notano solo nella pratica è che il controllo dei funghi richiede tempo: interventi mirati, corretta gestione dell’acqua e miglioramento della struttura del suolo cambiano la situazione nel corso dell’anno. Nelle aree urbane italiane, sempre più amministrazioni e giardinieri domestici stanno adottando queste pratiche, proprio perché la vera differenza si vede nel tempo, non dopo un solo trattamento.