Perché il corpo del bevitore reagisce come in “attacco o fuga” dopo un bicchiere serale?

Un bicchiere di vino la sera? Per molti è un modo per rilassarsi o per addormentarsi più facilmente. Però c’è un dettaglio non da poco: anche se la mente sembra tranquilla, dentro il corpo scattano risposte – diciamo aggressive – che coinvolgono il sistema nervoso e il cuore. Il risultato? Quel che succede di notte spesso impedisce un vero recupero, anche se a occhio nudo non è facile accorgersene.

Come il vino influenza il cuore durante la notte

La nostra salute dipende da un bilanciamento sottile tra due parti del sistema nervoso autonomo: il parasimpatico, che calma e aiuta la digestione, e il simpatico, che invece prepara il corpo a reagire. Si misura questo equilibrio con la variabilità della frequenza cardiaca (HRV), un indicatore che dà un’idea generale dello stato del sistema nervoso. Valori alti di HRV indicano che il parasimpatico domina, condizione ideale per dormire bene e riposare.

Perché il corpo del bevitore reagisce come in
La mano di una donna che tiene un bicchiere di vino rosso, in una posa che suggerisce relax ma che il vino altera. – fiorirondo.it

Quando si beve vino, invece, la variabilità cala parecchio perché si accentua il sistema simpatico. Anche se sembra che ci si rilassi, il corpo è tutt’altro che calmo: deve smaltire l’acetaldeide, una sostanza tossica prodotta dall’alcol. Questo lavoro passa spesso inosservato, si muove sotto la superficie, a livello fisiologico.

La frequenza cardiaca normalmente cala nella prima parte del sonno, favorendo il rilassamento e il recupero dei tessuti. Basta qualche bicchiere, invece, e questa discesa è più lieve: il cuore batte più in fretta per molte ore, a volte 10-15 battiti in più al minuto. Solo poco prima di svegliarsi torna a calare. Tra chi vive in città e non si accorge di questi effetti, quello sforzo in più del cuore sfugge – ma rallenta di fatto la rigenerazione cellulare ed energetica.

I falsi miti sul vino e il sonno profondo

Si sente spesso dire che il vino aiuti ad avere sonni profondi, soprattutto nella fase NREM 3, importante per rigenerare le cellule e per la pulizia del cervello – grazie al sistema glinfatico. Ma i dati raccolti raccontano un’altra storia.

All’inizio l’alcol stimola l’attività del GABA, un neurotrasmettitore che facilita il sonno. Però, dopo un po’ – 4 o 5 ore – subentra un effetto rebound: cresce il glutammato, che interrompe la continuità del sonno e ne abbassa la qualità. Il risultato? Riposo più frammentato e meno rigenerante.

Capita di osservare, talvolta, un allungamento apparente della fase NREM 3 nei primi cicli di sonno, ma va detto che si tratta di una sedazione indotta dall’alcol, non di un vero processo rigenerativo. Il cervello lavora meno bene nel suo ruolo di “pulizia” notturna e, al risveglio, capita di sentirsi confusi o poco lucidi, anche dopo ore di sonno. Un fenomeno che molti sottovalutano.

Insomma, il vino dà solo l’illusione di dormire bene. Ma la qualità reale del sonno non migliora: lo confermano varie ricerche, soprattutto da qualche anno in Italia e in Europa.

Come favorire davvero un buon riposo

Non serve rinunciare del tutto al vino per dormire decentemente, però meglio non aspettarsi risultati miracolosi contro l’insonnia. Le evidenze dicono chiaro: l’alcol danneggia la qualità del sonno e rende meno efficace il recupero notturno.

In casa, specialmente nel Nord Italia o in zone dal clima temperato, qualche accorgimento semplice funziona ancora bene: la stanza fresca, un buon libro prima di dormire e – cosa che non guasta – mantenere un ritmo regolare sonno-veglia. Così ci si prende davvero una pausa profonda e al mattino si sente la differenza, un risveglio più energico.

Chi segue questa routine nota anche che l’impatto negativo del vino sul riposo diminuisce da solo: si recupera più facilmente. È un cambiamento lento, ma reale – visto anche in ambienti urbani e più “lontani dalla città”.

×