Bonus donne 2026: requisiti aggiornati e benefici confermati per l’anno nuovo

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In Italia, la misura che sostiene le imprese che assumono donne in difficoltà proseguirà anche nel 2026. Si parla di un esonero totale dei contributi per i datori di lavoro che inseriscono nel loro staff lavoratrici rimaste senza impiego per molto tempo o che vivono in zone particolarmente colpite dalla crisi occupazionale. L’effetto diretto? Più opportunità nel mercato del lavoro, specie nel Sud, dove la disoccupazione femminile resta tra le più alte in Italia. Le regole per ottenere questo aiuto sono state confermate senza stravolgimenti, almeno fino alla fine del prossimo anno.

L’allocazione delle risorse e la durata del sostegno sono aspetti che meritano attenzione. I fondi vengono controllati ogni anno, ma si lavora per mantenere stabili i criteri di accesso per i prossimi due anni. Una stabilità apprezzata dai datori di lavoro, che così possono organizzare le assunzioni con meno ansie sulle condizioni economiche. Vediamo quindi in dettaglio come funziona il bonus, chi può richiederlo e quali requisiti servono per approfittare dell’esonero.

Il bonus donne: una misura per favorire l’occupazione femminile svantaggiata

Il bonus offre un esonero completo dei contributi previdenziali a chi assume lavoratrici in condizione di svantaggio con contratti a tempo indeterminato, nel settore privato. Si tratta di un periodo massimo di 24 mesi durante i quali il datore di lavoro non paga i contributi previdenziali, fino a un tetto di 650 euro al mese per ciascuna lavoratrice. Il decreto che ha creato questa misura risale al 2024, e poi è stato rifinanziato con risorse fino al 2027.

Il cuore del sostegno è nelle regioni del Mezzogiorno, dove la disoccupazione tra le donne è particolarmente alta. Qui la soglia di inattività richiesta per accedere al bonus si abbassa a sei mesi — mentre altrove in Italia resta fissata a 24 mesi. Un dettaglio non da poco, perché agevola l’ingresso nel mondo del lavoro proprio dove è più complesso.

Non va dimenticato che possono beneficiare del bonus donne residenti in tutto il Paese, di ogni età, purché riconosciute come svantaggiate secondo la normativa vigente. L’obiettivo, diciamo, è creare pari opportunità reali, combattendo le disuguaglianze di genere che ancora si percepiscono nel mercato del lavoro italiano.

Bonus donne 2026: requisiti aggiornati e benefici confermati per l’anno nuovo
Una pila di banconote da 100 euro legate da un fiocco d'oro, simbolo degli incentivi economici previsti dal Bonus donne 2026. - fiorirondo.it

Requisiti e modalità per presentare la domanda

Solo i datori di lavoro privati che assumono lavoratrici svantaggiate tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2026 possono richiedere il bonus. Le dipendenti devono dimostrare l’assenza di un impiego regolarmente retribuito per un minimo di 24 mesi; nel caso delle regioni meridionali incluse nella Zona Economica Speciale (ZES), questo periodo si riduce a sei mesi.

Un punto da non sottovalutare riguarda la tempistica della domanda. Per assunzioni in settori con squilibri di genere o per donne senza lavoro da oltre due anni, la richiesta può arrivare sia per posizioni già attive sia per contratti da stipulare. Nelle regioni ZES, dove la disoccupazione è di almeno sei mesi, la domanda deve invece essere inviata prima dell’assunzione: nessun passo falso, altrimenti il beneficio decade.

Capita spesso, specie in inverno, che le domande arrivino in ritardo e così le aziende perdono accesso al bonus. La domanda va fatta solo online, passando dall'INPS con credenziali SPID, CIE o CNS, compilando l’apposito modulo dedicato nella sezione del Decreto Coesione.

Una volta presentata, la pratica è esaminata dagli uffici preposti. Se tutto fila liscio, l’agevolazione viene riconosciuta e comunicata. Per le assunzioni future, l’INPS blocca le risorse e dà al datore di lavoro 10 giorni di tempo per completare l’assunzione, altrimenti si perde il diritto al bonus. Un meccanismo che – tra controllo e trasparenza – tutela l’uso corretto dei fondi pubblici.

Le condizioni e i limiti dell’esonero contributivo

Il bonus copre fino a 650 euro mensili per ciascuna lavoratrice, per un massimo di 24 mesi. È un esonero completo sui contributi a carico del datore di lavoro. Ma occhio: l’aumento occupazionale deve essere reale, netto. Si fa il confronto tra le presenze medie degli ultimi 12 mesi e le nuove assunzioni effettive, escludendo eventuali compensazioni in gruppi societari collegati o controllati.

Nel caso di contratti part-time, il sostegno viene proporzionato alle ore lavorate, rispetto a un contratto full-time standard. Questo semplice adeguamento evita che si paghino incentivi per posizioni meno impegnative a tempo pieno.

Alcune tipologie contrattuali non rientrano nel bonus: esclusi i contratti domestici, l’apprendistato, così come i contributi legati alle pensioni del dipendente o quelli INAIL. Non si possono cumulare altri sgravi sui contributi con questa misura, anche se è compatibile con incentivi come il Superbonus lavoro, in vigore anch’esso fino al 2027.

Il bonus è parte di un quadro più ampio di incentivi pensati per stimolare l’occupazione in Italia, rivolti a specifiche categorie, zone o forme contrattuali. Chi segue le dinamiche del lavoro femminile nota che, pur con limiti e ostacoli, questa agevolazione aiuta a riequilibrare un mercato spesso ancora troppo sbilanciato, soprattutto nelle regioni meridionali.

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