Ogni volta che si usa un bancomat, può succedere di pagare più del previsto. Non si tratta di tasse statali, ma di commissioni nascoste che alcune banche applicano e che spesso passano inosservate. Nel corso dell’anno, queste spese – anche se sembrano piccole – pesano davvero sul bilancio personale di chi preleva contanti. Tutto varia a seconda della carta in mano e della banca dietro allo sportello, trasformando un gesto quotidiano in un costo a volte difficile da prevedere. Diciamo che se si ritira spesso da ATM diversi dal proprio, specialmente in città diverse, la sorpresa sul conto può arrivare senza nemmeno accorgersene subito.
Prelevare da un ATM esterno quasi sempre costa di più rispetto a farlo presso lo sportello della stessa banca. E se si usano carte di credito o si fa un prelievo fuori dall’Italia, si aggiungono spese extra: conversione valuta e interessi immediati che pochi conoscono bene. Chi abita in grandi città, come Roma o Milano, nota spesso come queste spese pesino sulla gestione del conto, anche se non sempre in modo chiaro.
Come funzionano le commissioni sui prelievi in Italia
Le commissioni sui prelievi in Italia dipendono soprattutto da due cose: la banca che ha emesso la carta e quella che gestisce lo sportello usato. Nel caso in cui si prende contante da un ATM della propria banca, spesso non si paga nulla, almeno con i conti standard. Ci sono però eccezioni: alcune banche applicano piccoli costi su conti “zero spese” o se si supera un certo numero di prelievi al mese. Aspetti – questo – che molti non notano e che possono pesare più del previsto.


Quando invece si usa un bancomat di una banca diversa, le commissioni salgono e vanno dai 1,50 ai 3,50 euro a prelievo, in base alle regole degli istituti. Chi fa tanti prelievi da ATM esterni si ritrova con un costo che cresce parecchio, solo per le commissioni. Usare la carta di credito per prelevare fa salire la spesa ancora di più: qui la commissione è percentuale, di solito tra il 2% e il 4%, con un minimo da pagare e interessi che scattano subito, perché si considera un anticipo di soldi.
Se si preleva all’estero, il discorso si complica ulteriormente: bisogna mettere in conto il cambio valuta e le spese di conversione, che possono essere tra il 3% e il 5% dell’importo. Chi viaggia spesso, quindi, conviene che stia attento a questi costi extra, per non avere brutte sorprese nel bilancio. Non lo dicono solo gli utenti, ma anche chi lavora nel settore, che sottolinea come spesso siano proprio questi dettagli a sfuggire.
Strategie efficaci per contenere i costi dei prelievi di contante
Le spese che gravano sui prelievi in Italia fanno parte del sistema bancario, ma si possono comunque ridurre con qualche accorgimento. Prima regola: usare sempre il bancomat della banca che ha emesso la carta. Così, la maggior parte delle volte, il prelievo costa poco o niente rispetto all’uso di sportelli altrui.
Ci sono banche online che permettono prelievi senza commissioni sia nel nostro Paese che all’estero. Ma va letta bene la carta: spesso i conti gratuiti hanno un numero limitato di prelievi mensili oppure altre clausole, che possono pesare – e non poco. È facile sottovalutare queste cose e ritrovarsi a spendere di più senza volerlo.
Altro punto: preferire la carta di debito per i prelievi, lasciando la carta di credito per altre spese, perché quest’ultima costa di più – sia per le percentuali sia per gli interessi che partono subito. Infine, fare pochi prelievi ma di importi più alti è una tattica che funziona, visto che ogni operazione ha un costo fisso o una commissione variabile. Così si ottimizza il costo, senza esagerare nel numero di prelievi.
In un Paese come l’Italia – dove anche un’azione semplice come prelevare denaro può pesare sul portafoglio – sapere come funzionano le regole fa la differenza. D’altra parte, con l’aumento dei pagamenti digitali e altre forme alternative al contante, il modo in cui si spende sta cambiando, lentamente ma sicuramente.